Presentose
La Presentosa
La Presentosa è forse il gioiello più rappresentativo e più amato di tutta la produzione orafa abruzzese. Essa appare per la prima volta nelle antiche botteghe orafe di Agnone, Pescocostanzo e Guardiagrele nei primi anni dell’Ottocento, per poi diffondersi nei centri di Sulmona, L’Aquila e Scanno.
Il celebre poeta e scrittore Gabriele D’Annunzio fu il primo a battezzare il monile con il nome di “presentosa”, rendendolo noto a livello nazionale. Dal suo romanzo “Il Trionfo della morte” (1894), possiamo leggere il seguente passo:
“”
Portava agli orecchi due grevi cerchi d’oro e sul petto la presentosa: una grande stella di filigrana con in mezzo due cuori [...]
Non a caso D’Annunzio attribuì al gioiello questo nome: esso deriverebbe dalla forma dialettale “presenténze”, ovvero “presentazione del fidanzamento. Si tratta, quindi, di un gioiello che esprimeva prima di tutto la condizione maritale della donna: i fidanzati, prima delle nozze, erano soliti donare la presentosa alle future spose, simbolo e suggello del loro amore e impegno per la vita.
La presentosa non veniva donata solo in occasione delle nozze, ma veniva regalata anche alle bambine alla loro prima comunione (in questo caso troviamo degli esemplari con al centro una colomba simboleggiante lo spirito santo, al posto dei canonici cuori).
Nel corso degli anni, molte varianti si sono aggiunte alla sua forma tradizionale. Molti orafi, per differenziare e rendere unica la propria produzione, aggiungevano degli elementi, cosicché oggi troviamo una grande varietà di presentosa: a due cuori, a un cuore, cuori sormontati da fiammelle o sanguinanti (simbolo di passione), cuori di corallo, di brillanti, e così via.
La Presentosa
di Gualtieri
La nostra Presentosa si distingue da quella tradizionale per la sua tridimensionalità, assumendo nella fattura una forma bombata che dona pregio artistico e una particolare luminosità al gioiello. Questo pezzo è caratterizzato da una grammatura davvero molto ridotta, privilegiando una maggiore accessibilità all’acquisto e rispettando quelle che erano le usanze di una tradizione che omaggiava il valore dell’oggetto in sé.